Rassegna stampa della mostra ROMA e ANZIO
Intervista televisiva a Mauro Salvemini messa in onda dal canale Canale 81
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Artribune ha scritto sull’evento artribune — mauro salvemini
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Roberto Ago critico dell’immagine ha scritto sulla mostra quanto segue:
Lo sguardo “more geometrico” di Mauro Salvemini, evocando a un tempo le stilizzazioni neoclassiche, le architetture simboliste ottocentesche e le atmosfere metafisiche di de Chirico, Sironi e Carrà, sa sottrarre Roma e Anzio – in una parola l’Urbe – ai luoghi comuni del ritratto fotografico dedicato al monumento. Icone inflazionate come i vessilli della Capitale o le vedute marine si aprono, complice un uso grafico del bianco e nero, all’inconsueto e al perturbante. Simmetrie, cuspidi, ombre, ornamenti, rovine, scorci, dettagli: tutto concorre a delineare geometrie sinistre e temporalità sospese. Lo spettatore è invitato a dismettere lo sguardo del turista per indossare la lente straniante e vagamente noir dell’autore, ripercorrendo le diverse inquadrature sulla città eterna e i suoi litorali.
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Paola Valori della galleria MICROARTIVISIVE curatrice e critica d’arte ha detto a proposito della mostra :
Un dono di luce e speranza è questo il senso del lavoro di Mauro Salvemini, oggi più che mai. Le sue foto in bianco e nero raccolte nella serie “Roma e Anzio” sono un generoso omaggio poetico al popolo birmano che in questo momento – senza volerlo – sta scrivendo una pagina controversa della sua storia. Se mi chiedete quale sia la ragione principale per cui ho deciso di scrivere su di lui, è questa: quando Mauro mi ha chiesto di sostenerlo con una fulminea “cometa di parole” non potevo sottrarmi, anzi, tutt’altro: perché così come “fotografare serve alla contaminazione delle culture” anche le parole possono salvarci, accendere un faro in mezzo alla tempesta per unire i popoli. E forse, allora, non è del tutto vana la nostra esistenza, se l’arte, come il ponte che la Onlus Culture2All ha costruito, serve a guardare dall’altra parte e a instillare la speranza di una pacificazione, se davvero ogni nostro gesto, piccolo o grande che sia, può assumere un valore inestimabile. D’altro canto, se osserviamo da vicino il repertorio di immagini di Salvemini, vediamo in particolare come sia proprio la luce a permeare i suoi scatti, e notiamo come essa incarni l’oggetto preso di mira in una trasmutazione di contrasti tra luci e ombre, di rispecchiamento tra questi contrari che d’un tratto diventano complementari. Spesso nelle sue opere è l’ombra infatti a disegnare i profili e le forme, in un gioco di riflessi che dilata la percezione visiva. Se poi ci pensiamo bene, è questo cambio di prospettiva ciò di cui oggi la Birmania ha bisogno: ridisegnare la realtà, reimmaginarla, intravedere una speranza, seppur effimera come quella sfuggente di un’ombra. Lo spazio delle immagini, da esperto quale è Salvemini, allora non resta dentro un confine, non s’incastra in una dimensione unica e piatta, offre piuttosto campo aperto a sperimentazioni, sogni e speranze. I muri imbrattati di Trastevere, il profilo della città eterna, il mare dello sbarco, e il gasometro di Roma, sono sì realtà immaginifiche, incastonate nei confini di un dettaglio fotografico, ma vengono da lui trattate come superfici da disegno o pittoriche. Guardate per esempio come lo splendido scatto dello squarcio di Palazzo Farnese parla a voce bassa con un albero sradicato che il vento ha posizionato sulla spiaggia di Anzio. Ed è evidente come, nello stesso eco trasognato, il “notturno” di Castel Sant’Angelo si specchi con sé stesso nel Tevere eterno, e le file di ombrelloni “spenti” sono il preludio perfetto alle file di colonne antiche dei Fori. Roma e Anzio, due città, due storie uguali e diverse, che stanno dentro al medesimo sogno, urlano di poesia e delicatezza nelle foto di Salvemini, nella speranza di donare a Yangon e al Myanmar una pausa dal loro attuale dramma esistenziale.
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Larry Kagan scultore statunitense di fama mondiale ha detto delle opere fotografiche di Salvemini :
Looking at Mauro’s photos I am reminded of another portrayer of Rome’s grandeure, Piranesi. Like Piranesi, Mauro frames his scenes to elicit a set of quiet natural spaces and human constructions immersed in a dramatic light that turns them into dramatic tableaus. The Mauro’s spaces are deep and well defined. The lack of people in them turns them into a kind of timeless record, a mix of history and technology that has defied time and insists on a kind of calm formal beauty that traces human ingenuity with structures and materials. Each photo invites the viewer to contemplate and lose oneself in a serene and eternal vista, that is in such contrast to today’s turbulent world.
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L’articolo dettagliato su la rivista Rewriters è a firma di Osvaldo Sponzilli medico, giornalista e fotografo
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Il giornale on line milanonews nella sezione MOSTRE ha commentato il successo dell’evento
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Sulla magazine EMOTIONS ,viaggi di cultura è stato pubblicato un ampio reportage sulla mostra
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Un articolo sulla mostra con riferimento al territorio di Anzio è stato pubblicato dalla testata online inliberauscita
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Pubblicato in primo piano sul giornale Il CLANDESTINO un articolo sulla mostra
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